
La storia naturale dei difetti della cartilagine, tra cui la condropatia femoro tibiale, rimane poco chiara, anche se è stato dimostrato che si verificano spesso a seguito di traumi , di forze compressive ripetute nel tempo e di carichi torsionali sulla superficie articolare, che possono provocare lesioni alla cartilagine femoro tibiale.
Più specificamente, la condropatia femoro tibiale si sviluppa più frequentemente nell’area portante dell’articolazione tibiofemorale quando il ginocchio è in estensione e non sorprende che, durante l’artroscopia, la prevalenza di difetti della cartilagine articolare a tutto spessore senza lesioni concomitanti sia del 36% nella popolazione atletica , mentre è circa del 18% nella popolazione generale e nel complesso la più alta incidenza di condropatia femoro tibiale si trova nella parte interna dell’articolazione, a differenza della laterale che è meno soggetta a forze compressive.
I difetti della cartilagine possono eventualmente causare dolore e compromissione funzionale e predisporre il paziente a cambiamenti degenerativi progressivi che portano all’ artrosi di ginocchio, anche se l’evoluzione degenerativa è una condizione multifattoriale, che dipende da cambiamenti nelle proprietà meccaniche dell’articolazione, alterando i meccanismi di contatto e risposta, elevati stress da contatto nell’articolazione tibiofemorale, alimentazione, stile di vita, attività fisica, patologie concomitanti, ereditarietà.
Condropatia femoro-tibiale: cos’è?
La condropatia femoro tibiale è una condizione abbastanza comune che colpisce in particolare gli individui che presentano fattori di rischio quali età, obesità, stile di vita non regolare, alimentazione non equilibata e circa il 46% svilupperà artrosi di ginocchio in almeno un’articolazione nel corso della vita, infatti entro il 2020, si prevede che l’artrosi di ginocchio diventi la quarta causa di disabilità a livello globale.
La condropatia femoro tibiale si presenta come un’alterazione delle proprietà chimiche e biologiche della cartilagine che va incontro a sofferenza e a conseguente morte cellulare, perdendo la sua funzione di assorbimento dei carichi a livello dell’articolazione, alterando i processi di dissipazione delle forze e diventando il precursore dell’artrosi di ginocchio.
Condropatia femoro-tibiale: diagnosi
La valutazione radiologica medica, l’analisi cinematica, l’analisi cinetica e l’analisi della forza dei muscoli del ginocchio sono i metodi più comuni per inquadrare al meglio la problematica.
Nell’aspetto della valutazione radiologica medica, l’angolo anca-ginocchio-caviglia sulla radiografia dell’intero arto è considerato il gold standard della misurazione dell’allineamento, considerato normale intorno ad un valore di 170-175 ° gradi.
L’angolo femorale distale-laterale meccanico, l’angolo mediale-prossimale-tibiale e l’angolo di convergenza della linea articolare sono comunemente usati come parametri di misurazione.I valori normali di questi angoli sono rispettivamente 85-90 gradi, 85-90 gradi e 0-2 gradi.
Per quanto riguarda l’aspetto della cinematica del ginocchio, i pazienti con condropatia femoro tibiale presentavano un tempo di andatura più lungo, una lunghezza del passo e un arco di movimento più piccoli e un angolo di flessione del ginocchio maggiore all’impatto del tallone, inoltre i pazienti possono presentare velocità di camminata inferiori, lunghezze del passo più brevi, posizione più lunga e tempo di carico doppio.
Nell’aspetto della cinetica del ginocchio, è stato studiato che il ginocchio varo superiore a 5 gradi era associato a un deterioramento funzionale maggiore in 18 mesi rispetto al valore di 5 gradi o meno. Nell’aspetto muscolare del ginocchio è stato osservato che i pazienti avevano una riduzione della forza del muscolo quadricipite, con conseguente aumento di compressione articolare, senza una relazione importante tra il disallineamento e la forza muscolare.
Condropatia femoro-tibiale: cause
Le cause e la progressione della condropatia femoro tibiale sono multifattoriali e tra loro si annoverano l’aumento della forza di compressione sull’articolazione (per cui concorre anche il peso del soggetto), i cambiamenti della curvatura del femore, l’ingrandimento delle lesioni del midollo osseo, la perdita della cartilagine, il restringimento dello spazio articolare e la compressione del piatto tibiale che, dal punto di vista biomeccanico, modificheranno l’allineamento tra femore e tibia e influenzeranno la distribuzione del carico, per poi provocare il deterioramento dell’articolazione, con un’incidenza maggiore nella parte interna rispetto alla parte esterna del ginocchio, comparto più mobile e con maggiore possibilità di dissipazione delle forze compressive.
Si ipotizza che ulteriori fattori di rischio (struttura di base, allineamento e scarsa resistenza dei legamenti del ginocchio) influenzino la distribuzione del carico, aumentando quindi lo stress sulle strutture articolari, con conseguente degenerazione della cartilagine.
La geometria e il disallineamento dell’articolazione possono influenzare la stabilità fornita dai legamenti, vista la stretta relazione tra instabilità del ginocchio e condropatia femoro tibiale, per cui la scarsa tenuta legamentosa può causare uno spostamento dei punti di contatto verso altre zone dell’articolazione in cui la cartilagine è meno adatta a tollerare il carico, aumentando così le sollecitazioni e inducendo alterazioni degenerative di quella parte.
Condropatia femoro-tibiale: sintomi
La condropatia femoro tibiale è caratterizzata da un’usura progressiva della cartilagine articolare che può portare a dolore, limitazione dei movimenti, rigidità e senso di cedevolezza dell’arto quando la richiesta è elevata.
Il dolore può essere attribuito a microstress ripetuti nel tempo per continui movimenti alterati o poco controllati dal sistema muscolare e legamentoso, oppure a situazioni infiammatorie in uno stadio più avanzato della patologia, causa anche di sintomatologia notturna per difficoltà di ritorno venoso e stasi di liquido infiammatorio.
Col progredire della condropatia femoro-rotulea il paziente può accusare difficoltà nell’esecuzione di attività della vita quotidiana ( fare la scale, mettersi le scarpe) o di gesti sportivi ( corsa, salto, cambi di direzione), fino ad arrivare alla zoppia.
Dal livello di autonomia del paziente dipende l’indicazione al trattamento chirurgico, quasi sempre preso in considerazione nel caso in cui non dovesse essere efficace il trattamento conservativo basato principalmente sulla fisioterapia.

Condropatia femoro-tibiale: trattamento
Le linee guida cliniche sostengono i trattamenti non farmacologici come trattamento di prima linea per la condropatia femoro tibiale del ginocchio, tra cui educazione del paziente, esercizio fisico e perdita di peso, in quanto hanno mento effetti avversi rispetto alla terapia farmacologica.
Nonostante ciò, sia gli agenti farmacologici da banco che quelli prescritti per la riduzione del dolore (analgesici e agenti antinfiammatori) sono trattamenti ampiamente e più comunemente usati per la condropatia femoro tibiale, anche se possono essere seguiti da effetti avversi che dipendono dal dosaggio di somministrazione.
Dopo l’uso di agenti analgesici, il beneficio dal dolore è probabilmente associato a un aumento dei carichi articolari, che può velocizzare la progressione della condropatia femoro tibiale.
I farmaci più comuni utilizzati nella gestione della condropatia femoro tibiale del ginocchio sono il paracetamolo e i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), il cui effetto antidolorifico è paragonabile a quello di una dose bassa (meno di 12 sessioni) di esercizio.
Il carico articolare ha un ruolo centrale nei sintomi e nella progressione della malattia, quindi la riabilitazione mirata al miglioramento della capacità di carico delle strutture e all’incremento della resistenza dell’articolazione agli stress meccanici sarebbe da prendere in considerazione come trattamento di prima scelta.
Il carico sul ginocchio dipende dall’allineamento di tronco, bacino e arti durante il movimento e dalla forza di reazione al suolo generata,quindi, è auspicabile che l’esercizio neuromuscolare, volto a migliorare l’efficienza del movimento e dell’attivazione muscolare possa essere utile per migliorare la capacità di carico del ginocchio, a differenza delle terapie che alleviano il dolore attraverso farmaci, che aumentare il carico articolare del ginocchio.
Si possono utilizzare esercizi per l’equilibrio, l’attivazione muscolare, l’allineamento dei vari segmenti corporei e la stabilità delle articolazioni, per ridurre lo stress sul ginocchio ed evitare una progressione della condropatia femoro tibiale.
Esercizi di controllo del movimento mirano alla qualità dello stesso e alla stabilità dell’articolazione del ginocchio, con effetti sulle prestazioni funzionali del ginocchio e sulla cinematica del cammino.
Conclusione
La condropatia femoro tibiale è una comune malattia articolare cronica che porta a dolore, limitazione del movimento, riduzione della performance nell’attività sportiva e, nei casi peggiori, dell’autonomia nelle attività della vita quotidiana.
Circa un terzo delle persone con condropatia femoro rotulea sperimenterà una progressione verso una malattia più avanzata, che è l’indicazione principale per la chirurgia sostitutiva del ginocchio, tuttavia, la maggior parte dei pazienti non progredisce e la problematica viene gestita con trattamenti non invasivi tra cui quello riabilitativo.
Una buona diagnosi e una buona valutazione funzionale sono alla base dell’impostazione del percorso riabilitativo del paziente, che dovrebbe essere seguito anche dal punto di vista nutrizionale se presenta fattori di rischio quali obesità o patologie metaboliche.
Il trattamento farmacologico, soprattutto in vista di un blocco del processo infiammatorio, dovrebbe essere messo in discussione, in quanto potrebbe compromettere la guarigione dei tessuti e portare ad un avanzamento della patologia, mentre il trattamento chirurgico sarebbe indicato solo nei casi di grave disabilità nelle attività della vita quotidiana.
Fonti
- The effect on knee-joint load of instruction in analgesic use compared with neuromuscular exercise in patients with knee osteoarthritis: study protocol for a randomized, single-blind, controlled trial (the EXERPHARMA trial). Brian Clausen, Anders Holsgaard-Larsen, Jens Søndergaard, Robin Christensen, Thomas P Andriacchi, and Ewa M Roos.
- Cartilage defect location and stiffness predispose the tibiofemoral joint to aberrant loading conditions during stance phase of gait. Lianne Zevenbergen.
- Conceptualization, Data curation, Formal analysis, Methodology, Project administration, Software, Visualization, Writing – original draft, Writing – review & editing,1,* Colin R. Smith.
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