
La magnetoterapia è una pratica che sostiene di riuscire ad avere effetti terapeutici sul corpo umano sfruttando dei campi magnetici. Secondo i promotori di questa terapia i magneti agirebbero sulle cariche elettriche presenti dentro le nostre cellule andando a “riequilibrare” eventuali alterazioni del normale potenziale di membrana cellulare, ovvero la differenza di carica elettrica tra l’interno delle cellule e l’ambiente extracellulare. Riportare il potenziale di membrana ai livelli fisiologici predisporrebbe i tessuti a riparazioni più veloci, adeguata funzionalità e generale “ringiovanimento”. Inoltre, questa terapia magnetica sarebbe in grado di interagire con il ferro dell’emoglobina presente nel sangue favorendone la circolazione.
In genere, l’apparecchiatura per la magnetoterapia comprende una console, cavi di collegamento e piastre rettangolari magnetiche. Le piastre magnetiche vengono poi fissate attraverso delle fasce munite di velcro alla zona da trattare. Il trattamento medio in uno centro di fisioterapia dura in genere 30 minuti ma non è raro trovare pazienti che preferiscono munirsi dell’apparecchio per eseguire la terapia durante tutta la durata del sonno notturno. Sul mercato sono anche presenti calamite, braccialetti calamitati, coperte e materassi magnetici.
A cosa serve la magnetoterapia?
Sono molti i medici e i fisioterapisti che usano, consigliano o prescrivono l’utilizzo della magnetoterapia che trova così spazio soprattutto in ortopedia, traumatologia e reumatologia. In particolare, l’utilizzo dei magneti viene particolarmente indicato per: ritardi nel consolidamento osseo, osteonecrosi, osteoporosi, periartrite, artrite e artrosi. Inoltre è particolarmente diffuso il suo utilizzo anche nella gestione di disturbi che causano dolori muscoloschelettrici quali: algodistrofia, fibromialgia, sindrome del tunnel carpale, cervicalgia, lombalgia, epicondilite e arteriopatia. La teoria, promossa dai sostenitori di questa terapia, alla base dell’utilizzo di magneti per la gestione di queste condizioni patologiche rimane quella accennata sopra: stimolare i tessuti alla autoriparazione e la circolazione del flusso sanguigno.
La magnetoterapia funziona davvero?
La comunità scientifica però scredita il corpus teorico alla base della terapia e, con esperimenti attendibili, ha dimostrato anche la sua sostanziale inefficacia da un punto di vista pratico. L’intensità dei campi magnetici, ad esempio, si misura in Tesla (T) sebbene, per praticità, spesso si utilizzi il Gauss (G). Ebbene 1 Tesla equivale a 10.000 Gauss. Il campo di una risonanza magnetica (MRI) varia circa da 1,5 T a 3 T. Un magnete solitamente si aggira intorno ai 10-100 G. Come può un campo magnetico ritenuto curativo essere più di 10.000 volte più piccolo di un campo magnetico sicuramente inerte?
Inoltre l’effetto di un campo magnetico varia a seconda di ciò che poniamo nel campo: ferro e acciaio attirano le calamite ma l’emoglobina e il nostro corpo non sono ferromagnetici. Infatti il ferromagnetismo è una proprietà del ferro quando questo è in forma solida avendo miliardi di atomi allineati tra di loro, mentre in una molecola di emoglobina ci sono solo quattro atomi di ferro. Il ferro è lo 0,3% di una molecola di emoglobina.
Magnetoterapia: controindicazioni
Se scarsi sono i principi alla base del funzionamento della terapia, così sono i suoi effetti biologici: sia in senso positivo che in senso negativo. La magnetoterapia è fondamentalmente inerte e quindi fondamentalmente sicura. Tuttavia bisogna ricordare che esistono soggetti portatori di pacemaker o defibrillatore portatile che potrebbero subire delle interferenze con gravissime conseguenze anche a causa di campi magnetici di bassa intensità. Inoltre le donne incinte non dovrebbero eseguire queste terapie vista la scarsità di letteratura scientifica sull’impatto dei campi magnetici di qualunque entità sui feti.
In aggiunta a queste considerazioni dobbiamo ricordare che il costo medio di una seduta si aggira intorno ai 30 euro e che un ciclo terapeutico prevede solitamente 10 sedute. I pazienti che invece comprano o affittano apparecchi per la magnetoterapia a domicilio arrivano anche a spendere più di 1.000 euro. Sono soldi e risorse che potrebbero essere spesi per terapie basate sull’evidenza che, in questo modo, vengono soffocate. Infine, non essendo possibile evitare che il paziente benefici dell’effetto placebo correlato a questi trattamenti, il rischio che le terapie basate sull’evidenza vengano abbandonate del tutto è presente.
Conclusione
La magnetoterapia è fortemente pubblicizzata da sanitari, atleti e personalità di successo e può essere venduta senza particolari restrizioni. Non sorprende quindi che in molti pensino che le affermazioni sull’efficacia terapeutica dei magneti siano ragionevoli. Tuttavia la terapia con i magneti sembra irrealistica non solo da un punto di vista pratico, ma anche da un punto di vista teorico. Infatti, se fosse vero che il tessuto umano reagisce in modo marcato al magnetismo allora dovremmo aspettarci degli effetti enormi da un esame come la risonanza magnetica (MRI). In sostanza, affermazioni straordinarie richiedono sempre prove straordinarie. Se esiste qualche effetto curativo dei magneti è apparentemente piccolo poiché la ricerca pubblicata favorevole all’utilizzo della magnetoterapia, sia in teoria che nella pratica, è scadente. I pazienti dovrebbero quindi essere sempre informati che la magnetoterapia è una medicina alternativa che non ha benefici dimostrati.
Bibliografia
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Fisioterapista presso il Reparto R.R.F di I.C.S. Maugeri di Pavia e libero professionista sul territorio pavese, editor di contenuti a tema sanitario con marcata impronta evidence based e founder di PHYSIOBLOG: sito per la promozione della salute.
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